Ciclo di culture politiche. Cosa resta dell’Occidente?
Germania: l’ascesa dei populismi e la crisi della democrazia, con Marzia Ponso (Università degli Studi di Torino)
Seminario del 14 aprile 2025
di Sergio Scamuzzi
1. La politica in Germania, come in altri paesi occidentali, è caratterizzata dall’ascesa di populismi di destra e di sinistra. I due populismi hanno in comune la nascita come movimenti o partiti di protesta contro l’establishment considerato corrotto o fallimentare nella «difesa degli interessi vitali dei tedeschi», con un nesso evidente tra il voto di protesta e l’insicurezza sociale. Le versioni di destra aggiungono una ideologia nazionalista e sovranista, quindi antieuropeista, un carattere identitario e patrimonialista (difesa dell’identità culturale nazionale e liberismo economico). Le versioni di sinistra presentano tratti opposti, soprattutto l’opposizione al neoliberismo (la difesa dei beni comuni, l’opposizione alla deregulation) e la promozione del multiculturalismo.
a) Appartengono al populismo di Destra il movimento Pegida (“Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”, movimento xenofobo che rifiuta la globalizzazione e il multiculturalismo), il Movimento identitario di Germania (contro immigrazione e “islamizzazione”, noto per aver adottato lo slogan nazionalsocialista «fortezza Europa» in difesa dei confini nazionali dall’immigrazione) e il partito Alternative für Deutschland, affermatosi alle ultime elezioni federali del 2025 come la seconda forza politica del paese. Per quanto alcuni esponenti di secondo piano e sostenitori di AfD appaiano prossimi al neonazismo, l’ideologia di partito prevalente è comune alle nuove destre di molti paesi occidentali ed è caratterizzata da: sovranismo, neoconservatorismo “völkisch” (concezione di una nazione etnicamente omogenea di soli nativi depositari dei veri valori tedeschi, tra cui la famiglia tradizionale), neoliberismo in economia e antiliberalismo in politica, xenofobia e islamofobia. E’ una ideologia programmaticamente elaborata da influenti intellettuali come Götz Kubitschek, editore di Antaios (nome derivato da un’opera di Julius Evola), sviluppata dal think tank “Institut für Staatspolitik”, ispirata alla tradizione della ‘rivoluzione conservatrice’ risalente alla destra che contrastò con successo la Repubblica di Weimar. Alternative für Deutschland, nato nel 2013, ha avuto una evoluzione in tre fasi.
La prima (2013-15) vede protagonisti accademici ed economisti neoliberali ed euroscettici. Nella seconda fase (2015-16) assume preminenza la corrente nazional-conservatrice, le cui tematiche erano l’avversione all’immigrazione, la propugnazione di diritto e ordine, l’avversione al multiculturalismo, per quanto la presidente Frauke Petry tentasse di “normalizzare” il partito, epurandolo da ideologie razziste, antisemite e völkisch. Nella terza fase (dal 2017) si ha un’ulteriore radicalizzazione sotto la presidenza di Alexander Gauland e Alice Weidel: trionfano l’idea di popolo etnicamente e culturalmente omogeneo (contro il pluralismo etico e politico liberaldemocratico), si rivendica la preminenza dei nativi tedeschi nell’assegnazione delle prestazioni sociali e la priorità degli interessi nazionali sugli accordi internazionali, è avversata la teoria gender, ci si avvale di una retorica xenofoba violenta e finalizzata a instillare paura, in particolare della ‘sostituzione etnica’, giustificando la chiusura all’immigrazione, si polemizza contro una memoria storica incentrata sui crimini del nazionalsocialismo. Il programma elettorale del 2025 ha un approccio più moderato in funzione di candidarsi al governo, ma conferma sentimenti antieuropei, spingendosi a rivendicare l’uscita dalla UE e dall’euro, rifiuta le politiche climatiche, sostiene il ritorno allo ius sanguinis e la soluzione della “remigration”, chiede la fine delle sanzioni contro la Russia.
b) La sinistra populista tedesca comprende il partito PDS (ex partito Sed nella Germania est, e ora confluito nel partito Die Linke), e il Bundnis Sahra Wagenknecht (BSW, partito antisistema filorusso, avverso alla Nato e all’immigrazione). La tornata elettorale del 2025 ha visto il successo inatteso della Linke (dal carattere populista fino al 2015, quando era sotto la guida di Oskar Lafontaine e Gregor Gysi). Nata nel 2007, si qualifica come partito antifascista; presenta posizioni opposte quelle della destra e critiche verso alcune scelte della SPD: chiede limitazioni del libero mercato, l’espansione del welfare, la nazionalizzazione della produzione energetica, investimenti a favore della transizione energetica, accoglienza per i richiedenti asilo e tutela dei diritti degli immigrati. Nel programma elettorale 2025 la Linke si è focalizzata su temi sociali come la lotta al caro affitti, l’aumento della tassazione per i redditi più alti, salario minimo; chiede un’organizzazione difensiva europea alternativa alla NATO, che coinvolga a lungo termine anche la Russia.
2. L’effetto sistemico sulla democrazia è la polarizzazione politica e la revisione di alcuni elementi fondamentali del modello politico tedesco, nel tentativo di ritrovare stabilità e arginare l’avanzata dei populismi (facendo tuttavia proprie alcune istanze della destra radicale).
a) La revisione (già a fine gennaio 2025) di un caposaldo della dottrina ordoliberale tedesca, ovvero il rigore dei conti pubblici. L’uscita dei liberali dal parlamento ha consentito l’eliminazione del freno costituzionale alla spesa pubblica (a cui però AfD si oppone).
b) In ambito di difesa, la nuova politica di riarmo implica una revisione dell’autorappresentazione tedesca in termini di sola ‘potenza civile’ (a causa del peso del suo passato): l’accordo di coalizione prevede l’aumento delle spese militari e l’incentivazione alla leva volontaria, ma la CDU/CSU intende reintrodurre il servizio militare obbligatorio. La Germania, tradizionalmente prudente su armamenti offensivi, ha consentito l’acquisto di armi d’attacco e annunciato il consenso alla fornitura dei missili Taurus all’Ucraina.
c) La revisione riguarda anche le politiche migratorie, prima improntate all’accoglienza, e le misure di welfare che hanno reso per decenni la Germania uno dei paesi più aperti e inclusivi d’Europa. Lo squilibrio a favore della CDU (conservatori) e a sfavore della SPD (socialdemocratici) della “Kleiner Koalition” (piccola coalizione di governo perché con pochi voti di maggioranza) ha indotto infatti uno spostamento verso posizioni di destra, visibili nel programma di governo “Responsabilità per la Germania”, presentato il 9 aprile 2025. Voci critiche sostengono che lungi dal sottrarre così voti alla destra, la AfD potrebbe anzi col tempo rafforzarsi essendo normalizzata. La SPD ottiene l’aumento del salario minimo, investimenti infrastrutturali, e il blocco dell’abolizione della legge sull’autodeterminazione di genere, ma cede sul contenimento dell’immigrazione (facilitate le espulsioni e i respingimenti alle frontiere; abolita la naturalizzazione dopo tre anni e i ricongiungimenti familiari) e accetta forme di welfare più restrittive e condizionate, anche se ancora universalistiche.
d) I verdi, perdenti alle elezioni, vedono contrarsi la politica ambientale, prima tra le più forti d’Europa, e rafforzarsi il nucleare.
e) Sul piano della politica estera, dovranno essere ripensati l’integrazione nel vincolo europeo e i rapporti con gli Stati Uniti, finora tradizionalmente improntati alla Westbindung (il vincolo atlantico). A causa dell’arretramento dei partiti più europeisti (Verdi e SPD) potrebbe accentuarsi la vocazione nazionalista, per quanto la sconfitta dei Liberali (contrari a una maggiore integrazione europea) potrebbe favorire il rilancio del progetto comunitario, per lo meno nell’ambito della difesa. Il nascente governo tedesco dovrà inoltre decidere come declinare in futuro il concetto di Westbindung (il vincolo atlantico) di fronte all’annunciato disimpegno dell’amministrazione statunitense verso l’Europa. Una matrice storico-culturale mai sopita nei Länder orientali è invece l’orientamento all’Europa centro-orientale.
3. Resta un motivo di instabilità la polarizzazione crescente tra Länder occidentali e orientali, così come tra città e campagna; il malcontento potrebbe acuirsi, a favore del populismo, a causa dell’appartenenza del futuro cancelliere Merz all’establishment finanziario. Una forza stabilizzatrice è invece esercitata dall’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione che già monitora l’estrema destra per sanzionare possibili violazioni dei principi costituzionali. Ricordiamo che un pilastro della Germania governata da SPD e CDU con ampia maggioranza in passato è stata il patriottismo costituzionale (formulato da Habermas), come alternativa democratica al nazionalismo.
Molti osservatori hanno notato una distribuzione territoriale del voto che vede entrambi i populismi molto più forti nei Länder della Germania est. Le spiegazioni più convincenti avanzate sottolineano il risentimento di ampie fasce di popolazione verso un’unificazione nazionale che è stata penalizzante per la popolazione tedesca orientale, impoverita dalla transizione all’economia di mercato e privata dell’elevata sicurezza sociale offerta dal passato regime comunista (sia pure al prezzo di una dittatura). I successi elettorali di AfD nell’ex DDR sono dovuti non tanto alla persistenza di una mentalità illiberale, retaggio del passato comunista, quanto piuttosto agli effetti della crisi economica e all’integrazione incompiuta, per gli errori commessi dalla “politica del passato” post-1989. Non è solo un voto di protesta, ma anche l’affermazione di un nuovo patriottismo in chiave più nazionalista.
Bibliografia:
– Ilvo Diamanti e Marc Lazar, Popolocrazia, Bari, Laterza, 2018;
– Marzia Ponso, Old Ideologies and New Strategies. German Right-Wing Populism, in Andrea Di Michele e Filippo Focardi (eds.), Rethinking Fascism. The Italian and German Dictatorships, Oldenbourg, De Gruyter, 2022, pp. 297-316;
– Gian Enrico Rusconi, Dove va la Germania? La sfida della nuova destra populista, Bologna, il Mulino, 2019;
– Volker Weiß, Die autoritäre Revolte. Die Neue Rechte und der Untergang des Abendlandes, Stuttgart, Klett-Cotta, 2018;
– Ruth Wodak, Majid KhosraviNik, Brigitte Mral (eds.), Right-Wing Populism in Europe. Politics and Discourse, London, Bloomsbury 2013;
– J.Habermas, La rivoluzione in corso, Milano, Feltrinelli, 1990;
– Gustavo Corni, Storia della Germania, Milano, Il Saggiatore, 2017.
Risultati elezioni 2025 in https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_federali_in_Germania_del_2025
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